La sanitizzazione ambientale. Sconfiggere le contaminazioni batteriologiche

Premessa

L’idea che ha indotto la nostra società a riorganizzarsi e a creare al suo interno una divisione aziendale indirizzata all’abbattimento della contaminazione microbiologica in ambienti sensibili, con prioritaria attenzione alle strutture sanitarie per la cura della persona è stata dettata da:

  • Gravità degli effetti sociali e sulla persona derivanti dalle infezioni nosocomiali;
  • Aggravio dei costi della spesa pubblica sanitaria nazionale a causa delle infezioni ospedaliere;
  • I fatti di cronaca che sfuggendo all’omertà e alla “riservatezza” degli operatori sanitari, che mettono a conoscenza della società quanto possano essere pesanti gli effetti sull’uomo delle infezioni ospedaliere, tanto gravi che in alcuni casi portano alla morte del paziente;
  • La sempre maggiore spesa farmaceutica e la farmacoresistenza agli antibiotici di alcuni ceppi batterici;
  • La forte spesa sociale generata dal prolungamento della degenza nelle strutture sanitarie;
  • La mancanza sul mercato di soggetti specializzati per tale attività con macchine, prodotti, risorse umane, tecnologie efficaci, certificate, economiche, replicabili.
  • I riscontri analitici nazionali ed esteri riportanti i contaminanti microbiologici frequentemente presenti nelle strutture sanitarie in genere, in taluni reparti in particolare.

La definizione di infezione correlata all’assistenza sanitaria, meno accuratamente definita anche “nosocomiale” o “ospedaliera” è:

 “L’infezione che si verifica in un paziente durante il processo assistenziale in un ospedale o in un’altra struttura sanitaria e che non era manifesta né in incubazione al momento del ricovero.

Ciò vale anche per le infezioni contratte in ospedale, ma che si manifestano dopo la dimissione e per le infezioni occupazionali tra il personale della struttura”

Ducel G et al. Prevention of hospital-acquired infections. A pratical guide. WHO 2002

È ormai acclarato che gli ospedali possono essere pericolosi sotto questo punto di vista, e che le infezioni nosocomiali sono da sempre state una criticità da affrontare con risorse, mezzi e professionalità importanti. Florence Nightingale (1820 1910) si rese conto che molti degli effetti negativi delle malattie erano dovuti alle cure e alle cattive condizioni igieniche degli ospedali “Il primo requisito per un ospedale è quello di non danneggiare il malato …”

La nostra attività va ad inserirsi in un percorso procedurale complesso in seno alla struttura sanitaria, che se curato e perseguito con metodo, costanza e professionalità porta certamente a riduzioni i contagi, di spesa e di decessi.

Gestire la sicurezza in un’organizzazione sanitaria significa individuare i rischi connessi con l’attività e utilizzare modalità per prevenirli o limitarne gli effetti; nel panorama dei potenziali rischi per la sicurezza del paziente attribuibili all’attività sanitaria, le complicanze infettive giocano un ruolo di primo piano perché:

  • Sono frequenti
  • Hanno un elevato impatto clinico ed economico
  • Sono evitabili con l’adozione di misure note e di provata efficacia

Il numero delle infezioni ospedaliere negli anni ha subito alcune significative evoluzioni, infatti il numero globale delle I.O. è diminuito del 16% (1975-1995) ma il rischio per giorno/paziente è aumentato del 36%, inoltre sono sempre più frequenti le localizzazioni più gravi (setticemia, polmonite) e sostenute da batteri resistenti

Problemi aperti in tema di Infezioni Associate all’Assistenza

Indice inaccettabile di I.O.   L’incidenza è di circa il 4.5% dei pazienti negli U.S.A. – In Italia la prevalenza è tra il 6,6 e l’8.9 %
Costi significativi & Mortalità   3.0 MM pazienti con I.O, 50.000 morti/anno in U.E.5.5 bilioni/anno la stima dei costiIn Italia 1.864 milioni di euro i costi aggiuntivi475.000 I.O. e 15.000 morti (anno 2005)
Pubblicità negativa e contenzioso Le principali riviste/giornali parlano delle I.O. in tutti i PaesiAumentano le denunce e i contenziosi per le I.O.
Rimborsi   7-10 gg degenza addizionali a causa delle I.O.Solo il 22% dei DRG copre i costi delle complicanze
Aumento dell’anti- Biotico resistenza Aumento della resistenza agli antibioticiSi stima che il 70% dei microorganismi implicati nelle I.O. abbiano sviluppato resistenza agli antibiotici

 PERCHE’ SONO EVITABILI CON L’ADOZIONE DI MISURE NOTE E DI PROVATA EFFICACIA

  • Il 20% delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria sono considerate prevenibili con percentuali che vanno dal 10 al 70% a seconda del tipo di infezione e del setting (Harbarth 2003)
  • Il sistema di sorveglianza statunitense delle infezioni ospedaliere (NNIS) ha      recentemente riportato una riduzione significativa, nell’arco di 10 anni, di tutte le infezioni in terapia intensiva nelle unità partecipanti alla rete di sorveglianza (MMWR 2000)
  • L’Agency for Healthcare Quality and Research ha individuato 11 pratiche di provata efficacia per il miglioramento della sicurezza del paziente: di queste, 4 si riferiscono al controllo delle complicanze infettive (AHRQ 2001)
  • Le infezioni ospedaliere sono uno dei pochi eventi avversi per i quali esistono dati a sostegno dell’efficacia di azioni preventive

 VALUTAZIONE CLINICA

Le tre fonti delle I.O.

»        Strumentario chirurgico

»        Le Mani

»        L’ambiente

 La nostra attività prende in carico principalmente gli ambienti, compresi gli arredi e gli impianti. In questi ambiti possiamo garantire un abbattimento di circa 5 log della carica microbiologica, quindi di mettere in sicurezza gli operatori sanitari, i visitatore e soprattutto i pazienti.

Naturalmente non ci facciamo carico della formazione degli operatori in quanto trattasi di un’attività interna alla struttura, solitamente dedicata al CIO. Questa formazione mira soprattutto a sensibilizzare gli operatori sanitari e non, presenti in un reparto ospedaliero o di ricettività a lungo termine, ad adottare le procedure ed i comportamenti che salvaguardino il paziente ed loro stessi, in altri termini a comprendere che l’uomo è veicolo di diffusione dei germi patogeni, è l’untore inconsapevole per eccellenza.

In sintesi, il nostro obiettivo è quello di consegnare alla direzione sanitaria degli ospedali ambienti ed impianti privi di vicoli d’infezione, se a questo la formazione interna e la sensibilità dei singoli operatori è alta ed efficace si potranno rilevare importanti risultati.

 I comportamenti virtuosi di prevenzione delle I.O possono così sintetizzarsi:

  • Igiene delle mani
    • Prudente prescrizione di antibiotici
    • Isolamento dei pazienti infetti
    • Appropriato utilizzo dei DPI
    • Igiene ambientale profonda

  Il problema dell’igiene ambientale è tutt’oggi sottovalutato dal management della sanità. Allorché le risorse sono limitate è abitudine abbastanza diffusa attuare tagli proprio nell’ambito dell’igiene ambientale. E’, tuttavia, difficile difendere pratiche quotidiane di igiene ambientale di alto livello dal momento che ci sono poche evidenze scientifiche a sostegno (pochi studi). Ci sono, invece, evidenze del ruolo dell’igiene ambientale in ospedale nel prevenire la diffusione delle infezioni in caso di epidemia di infezioni ospedaliere.

Ci sono molti studi che dimostrano la presenza nell’ambiente ospedaliero (pareti, superfici degli arredi, rubinetti ecc.) di micro-organismi patogeni e la loro elevata capacità di sopravvivenza, i più comuni sono:

  • MRSA
  • Clostridium difficile
  • Acinetobacter baumanii
  • Norovirus
  • VRE
  • Pseudomonas aeruginosa
  • Klebsiella pneumoniae
  • Mycobacterium tuberculosis

 Occorre porre l’attenzione sull’ambiente quale “riserva” di microrganismi patogeni che possono essere trasmessi al paziente ed incoraggiare la sanificazione ambientale di livello elevato.

Ricordiamo che non è sufficiente vedere che sia pulito per essere certi che non ci sia la presenza di batteri, virus, funghi, spore, ecc.

Criteri semplificati per la sorveglianza delle infezioni nosocomiali
Tipo d’infezione nosocomiale Criteri semplificati
Infezione del sito chirurgico Qualsiasi secrezione purulenta, ascesso, o cellulite interessa il sito chirurgico nel mese successivo all’intervento
Infezione urinaria Urino-coltura positiva (1 o 2 specie) con almeno 105 batteri/ml, con o senza sintomi clinici
Infezione respiratoria Sintomi   respiratori   con   almeno due dei seguenti sintomi comparsi durante l’ospedalizzazione
Tosse espettorato purulentonuovo infiltrato toracicoradiografia C14 compatibile con infezione
Infezione da catetere vescilare Infiammazione, linfagite, o secrezione  purulenta  nel  sito  di inserzione del catetere
Setticemia Febbre o rigidità ed almeno una emocoltura positiva

Siti di infezione nosocomiale

Un esempio della distribuzione dei siti delle infezioni nosocomiali è riportato nella Figura 1.

Figura 1. Siti delle più comuni infezioni nosocomiali: distribuzione secondo lo studio di prevalenza nazionale francese (1996)*

  • U            infezioni tratto urinario
  • RI           tratto respiratorio inferiore
  • S             sito chirurgico
  • SST        cute e tessuti molli
  • R2          basse vie respiratorie
  • B             batteriemia
  • E/E         ent/occhi
  • C             sito catetere
  • O            altri siti

Le infezioni nosocomiali possono essere di tipo endemico o epidemico. Le infezioni endemiche sono le più comuni.  Le infezioni nosocomiali possono essere di tipo endemico o epidemico. Le infezioni endemiche sono incremento inusuale, al di sopra di una soglia di una infezione specifica o di un microrganismo infettante.

I   cambiamenti   nella   gestione   della   salute   hanno condotto   ad   una   riduzione   della   permanenza   in ospedale e ad un incremento delle cure domiciliari. E’   stato   proposto che la definizione   di   infezione nosocomiale dovrebbe comprendere le infezioni che si manifestano in pazienti che ricevono trattamenti in qualsiasi luogo di degenza.

Infezioni urinarie

E’ la più frequente infezione nosocomiale; l’80% delle infezioni sono associate all’uso di cateteri vescicali (1, 2, 3). Le infezioni urinarie hanno grado di morbilità minore rispetto alle altre infezioni nosocomiali, ma possono occasionalmente provocare batteriemia e morte. Le infezioni sono di solito rilevate con criteri microbiologici: colture quantitative di urine positive (≥105 microrganismi/ml, con un massimo di 2 specie microbiche isolate).  I batteri responsabili provengono dalla flora intestinale, sia normale (Escherichia coli) che acquisita in ospedale (Klebsiella multiresistente).

Infezioni del sito chirurgico

Anche le infezioni del sito chirurgico sono frequenti: l’incidenza varia dallo 0.5 al 15% in funzione del tipo di intervento e delle condizioni generali del paziente (18,19,20). Queste rappresentano un problema importante che limita i potenziali benefici degli interventi chirurgici. L’impatto sui costi di ospedalizzazione ed il protrarsi (da 3 a 20 giorni) della degenza postoperatoria (21,22,23,24) assumono rilevanza considerevole.

La definizione è principalmente clinica: secrezione purulenta attorno alla ferita o al sito di inserzione di un drenaggio o una cellulite che si diffonde dalla ferita. Le infezioni delle ferite chirurgiche (sopra o sotto l’aponevrosi), e le infezioni profonde sono classificate in modo separato. L’infezione è solitamente acquisita durante l’intervento stesso; di tipo esogeno (dall’aria, strumentazione medica, chirurghi o altro personale), di tipo endogeno dalla flora cutanea o del sito operatorio o, raramente attraverso il sangue trasfuso durante l’intervento chirurgico. I microrganismi infettanti sono di vario tipo, in funzione della sede dell’intervento e della terapia antimicrobica somministrata al paziente. Il maggior fattore di rischio è rappresentato dal grado di contaminazione durante le procedure (pulito, pulito- contaminato, contaminato, sporco), che in gran parte dipendono dalla durata dell’operazione e dalle condizioni generali del paziente (25). Altri fattori includono la qualità della tecnica chirurgica, la presenza di corpi estranei inclusi i drenaggi, la virulenza dei microrganismi, infezioni concomitanti in altri siti, l’uso di rasatura preoperatoria e l’esperienza del gruppo chirurgico.

Polmonite nosocomiale

La polmonite nosocomiale si manifesta in differenti gruppi di pazienti. Il più importante è rappresentato dai pazienti con ventilazione assistita nelle unità di terapia intensiva, nei quali la frequenza della polmonite è del 3% per giorno. Nella polmonite da ventilazione assistita esiste un’elevata frequenza di mortalità, sebbene il rischio da attribuirle sia difficile da determinare per la presenza di altri fattori di co-morbilità. I microrganismi colonizzano lo stomaco, le vie respiratorie superiori ed i bronchi e causano infezione nei polmoni (polmonite): spesso sono endogeni  (apparato  digerente,  naso  e gola), ma possono essere esogeni, spesso provengono dalla contaminazione della strumentazione di ventilazione respiratoria.

La definizione di polmonite può avvalersi di criteri clinici e radiologici che sono facilmente disponibili ma non- specifici: opacità radiologiche recenti e progressive del parenchima polmonare, espettorato purulento e insorgenza di febbre. La diagnosi è più specifica quando si ottengono campioni per esami microbiologici quantitativi con metodi broncoscopici protetti. Fattori di rischio noti per l’infezione includono il tipo e la durata della ventilazione, la qualità dell’assistenza respiratoria, la gravità delle condizioni del paziente (insufficienza d’organo) e il precedente uso di antibiotici.

Anche la polmonite bronchiale non è necessariamente associata ai respiratori, i pazienti affetti da colpi apoplettici o con livelli di coscienza ridotti sono a rischio di infezione nosocomiale, anche se non sono incubati. La bronchiolite virale (da virus respiratorio sinciziale RSV) è frequente nei reparti pediatrici. Nelle istituzioni per anziani possono verificarsi influenze con una polmonite batterica secondaria. I pazienti con grave immunocompromissione possono sviluppare polmonite da Legionella spp. e Aspergillus . La trasmissione della TBC può essere un problema in ambito ospedaliero nei paesi con alta prevalenza di infezione tubercolare, particolarmente su MDR.

Batteriemia nosocomiale

Questo tipo di infezione è poco frequente (approssimativamente il 5%) ma ha quota di mortalità è elevata (più del 50% per alcuni microrganismi). L’incidenza è in aumento, particolarmente per Staphylococcus coagulasi negativi multiresistenti e Candida spp. L’infezione può originare nel punto di ingresso cutaneo di dispositivi intravascolari, o nel percorso sottocutaneo del catetere (infezione del tunnel).

I microrganismi che colonizzano il catetere all’interno dei vasi sanguigni possono produrre batteriemia senza evidenza di segni di infezione all’esterno.

La flora cutanea, residente o transitoria, rappresenta la sorgente dell’infezione. I maggiori fattori di rischio sono rappresentati dalla durata della permanenza del catetere, del livello di asepsi all’inserzione ed del controllo continuo del catetere.

Altre infezioni nosocomiali

Accanto alle più frequenti infezioni nosocomiali sopra descritte sono noti altri potenziali siti di infezione. Per esempio:

  • Cute e tessuti molli: discontinuità dolorose (ulcere, ustioni e piaghe da decubito) favoriscono la colonizzazione batterica e possono costituire il punto di formazione di infezioni sistemiche.
  • La gastroenterite è la più frequente causa di infezione nosocomiale nei bambini, ove il rotavirus rappresenta il patogeno principale; il Clostridium difficile è la maggior causa di gastroenterite negli adulti nei paesi industrializzati.
  • Sinusiti ed altre infezioni enteriche, infezioni dell’occhio e della congiuntiva
  • Endometriti ed altre infezioni degli organi riproduttivi successive alla nascita

  Microrganismi

Numerosi e diversi patogeni possono causare infezioni nosocomiali. I microrganismi che causano infezione variano in relazione alle diverse popolazioni di pazienti, alle diverse tipologie e strutture di assistenza e ai diversi Paesi.

Batteri

Di seguito sono riportati i patogeni nosocomiali di più frequente riscontro. Deve essere fatta una distinzione fra:

  • Batteri commensali riscontrati nella flora normale della popolazione sana. Questi esercitano una funzione di protezione prevenendo la colonizzazione dei microrganismi patogeni. Alcuni batteri commensali possono cagionare infezione se l’ospite naturale è debilitato. Per esempio gli stafilococchi cutanei coagulasi negativi causano infezioni nei dispositivi di tipo intravascolare e le Escherichia coli sono le più frequenti cause di infezione urinaria.
  • Batteri patogeni esprimono un maggior grado di virulenza e determinano infezioni (sporadiche od endemiche) indipendentemente dalle condizioni dell’ospite. Per esempio:
  • Bastoncini   Gram   positivi   anaerobici (quali Clostridium) causano gangrena.
  • Batteri Gram positivi: Staphylococcus aureus (batteri cutanei che colonizzano la cute e le coane nasali sia del personale sanitario ospedaliero che dei pazienti) causano un’ampia varietà di infezioni polmonari, ossee, cardiache e del sistema vascolare che sono frequentemente resistenti agli antibiotici; sono pure importanti gli streptococchi beta-emolitici.
  • Batteri Gram negativi: Enterobacteriaceae (quali Escherichia coli, Proteus, Klebsiella, Enterobacter, Serratia marcescens), possono colonizzare distretti corporei quando le difese dell’ospite risultano compromesse (inserzione di catetere, catetere vescicale, inserzione di cannule) e causare infezioni gravi (sito chirurgico, polmone, batteriemia, infezione peritoneale). Questi microrganismi possono anche essere particolarmente resistenti.
  • Microrganismi Gram negativi quali Pseudomonas spp. sono spesso isolati nell’acqua e zone umide. Possono colonizzare il tratto digestivo dei pazienti ospedalizzati.
  • Altri particolari batteri rappresentano un rischio in ambito ospedaliero. Per esempio Legionella spp può causare polmonite (sporadica o evidenza epidemica) per inalazione di aerosol d’acqua contaminata (aria condizionata, docce, aerosol terapeutici).

Virus

Molti virus possono essere trasmessi in ospedale: i virus dell’epatite B e C (trasfusione, dialisi, iniezione, endoscopia), il virus respiratorio sinciziale (RSV), il rotavirus, ed enterovirus (trasmessi per contatto mano bocca e per via oro-fecale). Possono essere trasmessi anche altri virus quali: citomegalovirus, HIV, Ebola, virus influenzali e herpes simplex virus e varicella- zoster.

Parassiti e funghi

Alcuni parassiti (Guardia lamblia) sono trasmessi facilmente fra adulti o bambini. Molti funghi ed altri parassiti sono microrganismi opportunisti e provocano infezione in corso di terapia antibiotica prolungata e di immunodepressione grave (Candida albicans, Aspergillus spp., Cryptococcus neoformans, Cryptosporidium). Questi sono i più frequenti responsabili di infezioni sistemiche fra i pazienti immunocompromessi. E’ possibile anche la contaminazione ambientale da microrganismi di origine aerea quale Aspergillus ssp. che origina dalla polvere e dal suolo, specialmente in corso di costruzioni in ospedale.

Il Sarcoptes scabies (scabbia) è un ectoparassita che ha ripetutamente provocato epidemie nelle strutture sanitarie.

Fonti e trasmissione

I batteri che provocano infezioni nosocomiali possono essere acquisiti in vario modo:

  1. Flora     permanente o transitoria del paziente (infezione endogena). I batteri presenti nella flora normale causano infezione per trasmissione in siti estranei al loro habitat naturale (tratto urinario), tessuto danneggiato (ferita) o per una terapia antibiotica non appropriata che consente una sovra crescita (C. difficile, lieviti spp.). Ad esempio, i batteri Gram- negativi del tratto digestivo possono causare infezioni del sito chirurgico dopo interventi chirurgici addominali o infezioni delle vie urinarie nei pazienti cateterizzati.
  • Flora proveniente da altri pazienti o da operatori sanitari (infezione crociata esogena). I batteri sono trasmessi fra i pazienti con diverse modalità: (a) per contatto diretto fra pazienti (mani, gocce di saliva o di altri liquidi biologici), (b) per via aerea (goccioline o polvere contaminata da batteri di un paziente), (c) dal personale sanitario che si contamina durante l’assistenza ai pazienti (mani, indumenti, naso e gola) diviene  portatore, transitorio o permanente, con successiva trasmissione dei batteri ad altri pazienti  per contatto diretto durante l’assistenza, (d) da oggetti contaminati dal paziente (inclusa la strumentazione), dalle mani del personale sanitario, da visitatori o altre fonti di tipo ambientale (quali acqua, altri liquidi, alimento)
  • Flora proveniente dall’ambiente di cura (infezione ambientale esogena endemica o epidemica).

Alcuni tipi di microrganismi sono in grado di sopravvivere facilmente nell’ambiente ospedaliero:

  • Nell’acqua, negli ambienti umidi ed occasionalmente in prodotti sterili o nei disinfettanti (Pseudomonas, Acinetobacter, Mycobacterium)
  • In articoli quali biancheria, strumentazione e materiali utilizzati per l’attività sanitaria; una gestione appropriata delle pulizie di solito limita il pericolo che i batteri sopravvivano avendo necessità, per la loro sopravvivenza, di un ambiente umido o caldo e di sostanze nutrienti
  • Negli alimenti
  • Nella di polvere o in nuclei di goccioline generati da colpi di tosse o quando si parla (batteri più piccoli di 10 µm di diametro rimangono sospesi nell’aria per alcune ore e possono essere inalate in modo identico alle particelle).

La persona rappresenta l’epicentro del fenomeno

  • Come principale riserva e fonte di microrganismi
  • Come   principale trasmettitore, specialmente durante i trattamenti
  • Come ricevente i microrganismi, divenendo in tal modo una nuova riserva

Gli aspetti ambientali: Area prossima al paziente

Per ogni area di rischio ogni ospedale prepara e adotta specifici protocolli di sanificazione

LOW RISK Aree di servizio per l’ingresso, corridoi e magazzini
MIDDLE RISK Geriatria e stanze di degenza
HIGH RISK Camere Operatorie, Pronto Soccorso e Terapie Intensive

Studi recenti dimostrano come la sanificazione (acqua e detergente) sia sufficiente per abbattere ed annullare la carica batterica ambientale.

Solo per pochi, selezionati microrganismi è utile l’uso di disinfettanti a base di cloro (clostridium, acinetobacter). Alcuni autori ritengono che la maggior efficacia della disinfezione sia, tuttavia, da attribuirsi ad una pulizia più profonda, qualora si utilizzi il disinfettante.

I disinfettanti sono utili ma devono essere utilizzati con moderazione e in modo mirato. La ricerca genomica sta dimostrando che esiste resistenza ai disinfettanti. I disinfettanti, inoltre, inquinano.

Sia la sanificazione tradizionale, (acqua e detergente) sia la disinfezione ambientale presentano un limite:

  • Sono operatore-dipendenti
  • Non tutte le superfici sono facilmente raggiungibili
  • Le superfici poco raggiungibili diventano un serbatoio di microrganismi

Le nuove tecnologie di sanificazione hanno la necessità di superare l’efficacia operatore-dipendente e l’utilizzo di tecnologie che garantiscano efficacia “sempre”.

Se vogliamo privilegiare metodiche che rispettino l’ambiente, dobbiamo prendere in considerazione l’utilizzo di:

  • Vapore caldo
  • Acqua elettrolizzata
  • Ozono
  • Perossido d’idrogeno

I cui prodotti di decomposizione risultano innocui e che contestualmente garantiscano efficacia, sicurezza e facilità d’uso.

Tra le soluzioni prima menzionate abbiamo optato per l’adozione del Perossido d’Idrogeno perché è un agente ossidante che distrugge I microorganismi attraverso l’idrolisi dei radicali liberi, è stabilizzato per garantire un tempo di decadimento più lento (anche alcuni giorni) ed un’efficacia durevole anche dopo il trattamento.

Il perossido di idrogeno è attivo ed efficace nei confronti di un’ampia gamma di microorganismi: batteri, funghi, virus e spore.

Studi clinici hanno dimostrato grande efficacia nell’eradicazione di MRSA, Serratia marcescens, spore di clostridium botulinum, e clostridium difficile su camere di degenza, arredi, superfici e attrezzature (Guideline for Disinfestion and Sterilization in Healthcare Facilties, 2008). Altri studi hanno dimostrato efficacia nei confronti di Acinetobacter Baumanni e VRE.

La nebbia secca di perossido d’idrogeno è un prodotto sicuro perché:

  • Dosaggio programmabile
  • Completa tracciabilità
  • Non lascia residui
  • Sono sufficienti basse concentrazioni
  • Le apparecchiature elettromedicali sopportano senza danno l’azione del perossido d’idrogeno
  • Agisce a temperatura ambiente

Inoltre la nebbia secca di perossido d’idrogeno ha grande facilità d’uso:

  • Utilizzato per volumi da 1 a 1.000 mc con una sola macchina generatrice di nebbia (in base al modello idoneo per lo specifico trattamento)
  • Può essere programmata a distanza
  • I parametri sono programmabili per semplificare la selezione del ciclo
  • Apparecchiatura facilmente trasportabile
  • Tempo d’azione limitato: 2-3 ore

STUDI CLINICI

Di seguito si riportano alcuni studi clinici che hanno dimostrato l’efficacia del trattamento con il perossido d’idrogeno in ambienti nosocomiali contaminati:

  • Shapey et. Al, JHI Oct 2008 (C.diff)
  • Bartels et al, JHI May 2008 (MRSA)
  • Roques, C, EID 2010 (VRE)
  • Barbut et al, ECCMID April 2008 (C.diff)
  • Marty et al, tbp JHI (multiple pathogens)
  • Andersen et al, JHI 2006 (eradication)
  • Grare et al, JCM, 2008 (Mic.Tub)

Quando utilizzare il perossido d’idrogeno?

  • Sicuramente in caso di epidemie ospedaliere
  • Alla dimissione di pazienti infetti o colonizzati da germi resistenti o da microrganismi multipli
  • Nel caso di stanze a due o più letti, al verificarsi di infezioni o colonizzazioni con microrganismi “ospedalieri”
  • Se possibile, quale sistema di disinfezione periodica delle UU.OO.
  • Secondo calendario programmato

Conclusioni

  • la detersione è tuttora il metodo più efficace di sanificazione ambientale, capace di distruggere la maggior parte dei microrganismi ambientali
  • Il limite dell’efficacia operatore-dipendente impone, almeno in casi di particolare contaminazione, l’integrazione con altri sistemi di bonifica
  • La nebbia secca di perossido d’idrogeno può rappresentare un valido sistema di disinfezione che, oltre all’efficacia, garantisce sicurezza e facilità d’uso.

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